Ci sono incontri musicali che sembrano predestinati: quello tra il violoncello intenso di Natalie Clein e il pianoforte sensibile di Marianna Shirinyan è uno di questi. Due artiste provenienti da percorsi diversi,
unite dalla stessa urgenza espressiva. Clein si forma nelle terre della grande scuola inglese, mentre Shirinyan innesta le sue radici armene nella vivacità danese. La violoncellista conquista l’attenzione internazionale a soli sedici anni vincendo il BBC Young Musician of the Year con un Concerto di Elgar. Paragonata spesso a Jacqueline du Pré, colpisce per la forza emotiva del suo suono. La pianista, invece, chiamata a sostituire all’ultimo minuto un solista con l’Orchestra Sinfonica della Radio Danese, si impone sulle scene, segnando l’inizio di una brillante carriera europea. Nonostante gli impegni orchestrali e da soliste, entrambe dedicano molto tempo alla musica da camera, luogo ideale per un
dialogo autentico tra strumenti. Nei loro recital si percepisce una profonda intesa: il suono diventa conversazione, condivisione, emozione pura. Un episodio le ritrae in silenzio, dopo aver suonato Rachmaninov, incapaci di rompere l’incanto. In quei momenti – racconta Natalie – capisci che non stai solo suonando, stai vivendo qualcosa insieme a chi ti sta accanto.