Teatro Comunale di Monfalcone

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5 Febbraio 2019 alle ore 20:45
/ 6 Febbraio 2019 alle ore 20:45

L’importanza di chiamarsi Ernesto

di Oscar Wilde
regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Riccardo Buffonini, Luca Toracca, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
Teatro dell’Elfo

L’indagine attorno alla vita e alle opere di Oscar Wilde che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia conducono da alcuni anni, li ha portati nel 2017 ad affrontare la più famosa commedia del grande autore irlandese.
Una “commedia frivola per gente seria”, l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e la rigida divisione in classi al centro della propria morale; di come l’autore riesca a “smontare”, con sorridente ferocia e un’irriverenza mai fine a se stessa, i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.
Wilde inventa un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana e alcune popolari serie televisive, è arrivato fino a noi senza perdere in freschezza e causticità.
Solo l’abile e complice mano registica di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia può restituire questa allegra cattiveria. Il palcoscenico diventa così un foglio bianco su cui far risaltare i “colori” dei personaggi, in un gioco che prende in prestito ai cartoon e all’immaginario pop la capacità di sintesi e leggerezza, e lascia campo libero ai funambolismi verbali e alle vertigini di una logica ribaltata.

Dettagli

Inizio:
5 Febbraio 2019 alle ore 20:45
Fine:
6 Febbraio 2019 alle ore 20:45
Categoria Spettacolo:
Tag Spettacolo:

di Oscar Wilde
regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Riccardo Buffonini, Luca Toracca, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
Teatro dell’Elfo

L’indagine attorno alla vita e alle opere di Oscar Wilde che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia conducono da alcuni anni, li ha portati nel 2017 ad affrontare la più famosa commedia del grande autore irlandese.
Una “commedia frivola per gente seria”, l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e la rigida divisione in classi al centro della propria morale; di come l’autore riesca a “smontare”, con sorridente ferocia e un’irriverenza mai fine a se stessa, i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.
Wilde inventa un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana e alcune popolari serie televisive, è arrivato fino a noi senza perdere in freschezza e causticità.
Solo l’abile e complice mano registica di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia può restituire questa allegra cattiveria. Il palcoscenico diventa così un foglio bianco su cui far risaltare i “colori” dei personaggi, in un gioco che prende in prestito ai cartoon e all’immaginario pop la capacità di sintesi e leggerezza, e lascia campo libero ai funambolismi verbali e alle vertigini di una logica ribaltata.

Stagione 2018-2019

L’importanza di chiamarsi Ernesto

Prosa
Foto di: Laila Pozzo
Durata: 2 ore e 15 minuti con l’intervallo
Prevendita dal 25 gennaio (primo giorno di prevendita: solo CARD)
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L’importanza di chiamarsi Ernesto

di Oscar Wilde
regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Riccardo Buffonini, Luca Toracca, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
Teatro dell’Elfo

L’indagine attorno alla vita e alle opere di Oscar Wilde che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia conducono da alcuni anni, li ha portati nel 2017 ad affrontare la più famosa commedia del grande autore irlandese.
Una “commedia frivola per gente seria”, l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e la rigida divisione in classi al centro della propria morale; di come l’autore riesca a “smontare”, con sorridente ferocia e un’irriverenza mai fine a se stessa, i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.
Wilde inventa un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana e alcune popolari serie televisive, è arrivato fino a noi senza perdere in freschezza e causticità.
Solo l’abile e complice mano registica di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia può restituire questa allegra cattiveria. Il palcoscenico diventa così un foglio bianco su cui far risaltare i “colori” dei personaggi, in un gioco che prende in prestito ai cartoon e all’immaginario pop la capacità di sintesi e leggerezza, e lascia campo libero ai funambolismi verbali e alle vertigini di una logica ribaltata.

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L’importanza di chiamarsi Ernesto

di Oscar Wilde
regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Riccardo Buffonini, Luca Toracca, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci
luci di Nando Frigerio
suono di Giuseppe Marzoli
Teatro dell’Elfo

L’indagine attorno alla vita e alle opere di Oscar Wilde che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia conducono da alcuni anni, li ha portati nel 2017 ad affrontare la più famosa commedia del grande autore irlandese.
Una “commedia frivola per gente seria”, l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e la rigida divisione in classi al centro della propria morale; di come l’autore riesca a “smontare”, con sorridente ferocia e un’irriverenza mai fine a se stessa, i luoghi comuni su cui si fonda ogni solida società borghese.
Wilde inventa un linguaggio inedito che pone le basi dell’umorismo queer, un umorismo che, attraverso l’epoca d’oro della commedia hollywoodiana e alcune popolari serie televisive, è arrivato fino a noi senza perdere in freschezza e causticità.
Solo l’abile e complice mano registica di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia può restituire questa allegra cattiveria. Il palcoscenico diventa così un foglio bianco su cui far risaltare i “colori” dei personaggi, in un gioco che prende in prestito ai cartoon e all’immaginario pop la capacità di sintesi e leggerezza, e lascia campo libero ai funambolismi verbali e alle vertigini di una logica ribaltata.

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